IN IRAQ LA LIBERTA' VALE UN DATTERO
        un ponte per...
          un ponte per...è una associazione di volontariato nata nel 1991 
          con lo scopo di promuovere iniziative di aiuto umanitario in favore 
          della popolazione irachena vittima della guerra e dell'embargo. Più 
          in generale, lo scopo dell'associazione è il contrasto della 
          dominazione dei paesi del nord sul sud del mondo e la prevenzione di 
          nuovi conflitti, attraverso campagne di sensibilizzazione, scambi culturali, 
          e della cooperazione allo sviluppo.
          questi i presupposti che hanno spinto negli anni un ponte per... ad 
          allargare la propria attività sia verso in Medio Oriente, con 
          progetti nei campi profughi palestinesi in Libano e nel Kurdistan turco, 
          che verso i Balcani tramite la campagna 'Un Ponte per Belgrado'.
          i datteri
          I datteri sono presenti sulle tavole della Mesopotamia da migliaia di 
          anni; ricette per la loro trasformazione si trovano nei codici di Hammurabi 
          ( 1700 a.C. ). La palma da dattero era considerata dagli Egizi simbolo 
          di fertilità, raffigurata dai Cartaginesi nelle monete e utilizzata 
          da greci e romani come ornamento nei i trionfi. Nella tradizione cristiana, 
          le foglie ricordano l'entrata di Gesù in Gerusalemme. 
          La palma da dattero ha avuto una funzione importante nell'economia nomade 
          dei beduini, oltre che come alimento, come materiale da costruzione. 
          I suoi noccioli tritati fornivano il cibo quotidiano dei cammelli. 
          Esistono centinaia di qualità differenti di datteri. Alcune adatte 
          al consumo, altre destinate ad un uso industriale.
          I datteri fanno parte ancora dell'alimentazione quotidiana in Iraq. 
          Sono consumati freschi nel periodo invernale del raccolto e vengono 
          inoltre seccati o trasformati. 
          Da essi si ricava il "miele di dattero", uno sciroppo molto 
          dolce che non manca mai nelle colazioni irachene. Dalla fermentazione 
          si ottiene una bevanda alcolica chiamata nabidh.
          Il dattero è frutto molto calorico ( oltre 200 kcal per 100 gr. 
          ). La polpa è molto ricca di zucchero ( circa il 60% ), di fibra 
          ( 8% ), di minerali ( potassio, ferro, calcio e fosforo ) e vitamine 
          ( A e B ).
          Prima della guerra del golfo del '91, l'Iraq con oltre 60 milioni di 
          palme coltivate, era il primo produttore mondiale. I datteri occupavano, 
          dopo il petrolio il secondo posto nelle sue esportazioni. L'embargo 
          ne ha gravemente colpito la produzione anche per la mancanza di attrezzature 
          agricole.
          ieri: datteri contro l'embargo
          A partire dal 2000, Un Ponte per... ha promosso campagne per l'importazione 
          dei datteri iracheni. Iniziativa questa che , per tre anni consecutivi, 
          ha violato apertamente e pubblicamente la legge 278/90 che sanciva quell'embargo, 
          durato oltre 10 anni, causa di un vero e proprio genocidio in Iraq. 
          I datteri sono stati acquistati dai contadini del sud dell'Iraq , importati 
          illegalmente in Itlia e distribuiti grazie alle Botteghe del Commercio 
          equo e solidale e attraverso le iniziative che hanno popolato le piazze 
          italiane.
          Un concreto atto di disobbedienza civile che si è inserito nella 
          più ampia campagna per la dissociazione unilaterale del governo 
          italiano dalle sanzioni ONU.
          Nel 2001 e nel 2002 l'importazione di datteri iracheni ha avuto una 
          dimensione internazionale coinvolgendo anche la Gran Bretagna, il Canada 
          e la Francia, dove alcune organizzazioni ne hanno curato la distribuzione. 
          I ricavati della venditasono andati a finanziare progetti di aiuto umanitario 
          verso la popolazione irachena, in particolar modo il dispensario medico 
          Sinbad e il centro sanitario di base a Bassora, per un totale di 104.999 
          euro investiti.
          oggi: datteri per l'autodeterminazione del popolo iracheno
          E' caduto l'embargo ma la guerra e l'occupazione del paese, non stanno 
          certamente migliorando le condizioni della società civile irachena. 
          Ogni giorno le strade del paese sono percorse da nuove manifestazioni 
          per il lavoro perduto, per gli stipendi non pagati, gli alloggi non 
          più garantiti. Sono giorni in cui si parla continuamente della 
          crisi irachena, ma nessuno prova ad interrogarsi su cosa vogliono realmente 
          gli iracheni.
          Il Governo provvisorio è stato nominato dagli USA: non ha poteri 
          e la legittimità gli viene conferita dai carri armatie non dalla 
          volontà popolare. Sono sempre gli Usa a decidere quando dovranno 
          avvenire le prossime elezioni (entro la fine del 2005) e da chi dovrà 
          essere composto il prossimo governo iracheno fino a quel momento.
          Sono gli Usa a gestire la ricostruzione affidandola quasi esclusivamente 
          a multinazionali americane, mentre si apprestano a privatizzarne le 
          aziende pubbliche, 'vendendo' illegalmente ciò che non gli appartiene. 
          Gli eserciti occupanti non hanno alcuna intenzione di andarsene, ma 
          nello stesso tempo non si preoccupano di garantire la sicurezza della 
          popolazione civile ma solo della propria.
          Con queste premesse non si può parlare di autodeterminazione, 
          ma solo di colonizzazione. Non è questa la strada per aprire 
          un processo di pace. E' la popolazione irachena, con le sue forze politiche, 
          sociali, religiose, tribali, etniche, l'unica ad avere la legittimità 
          di decidere come governare il proprio paese. Senza la fine dell'occupazione 
          e il ritorno alla legalità internazionale non si può parlare 
          di autodeterminazione.
          chiediamo l'autodeterminazione per il popolo iracheno
          che gli eserciti si ritirino
          che tutti gli iracheni possano partecipare a definire il loro futuro
          che non si privatizzil'economia pubblica irachena
          che l'Onu si faccia garante di ciò, della sicurezza dei cittadini 
          iracheni e della transizione
          che si svolgano al più presto le elezioni
          che gli stati confinanti si astengano dall'intervenire negli affari 
          interni iracheni
          che il Governing Council e i gruppi armati non ipotechino il futuro
          chiediamo al governo italiano
          che ritiri i nostri soldati mettendosi in una posizione di credibilità 
          per sostenere il processo di autodeterminazione
          che utilizzi i fondi così risparmiati (40milioni di euro al mese) 
          per finanziare interventi umanitari dell'Onu, della Croce Rossa, delle 
          Ong indipendenti
          che offra il suo territorio alle diverse forze irachene per potersi 
          incontrare in un luogo neutrale e di discutere del futuro del paese
          che di offra per realizzare in tempi brevi il censimento della popolazione 
          e la compilazione delle liste elettorali 
          che proponga in sede europea un analogo comportamento
          
          vogliamo investire sul futuro dell'Iraq, 
          sul suo sviluppo, sul diritto del suo popolo all'autodeterminazione. 
          Per far questo scegliamo di aiutare gruppi di piccoli agricoltori a 
          sostenere le loro capacità produttive nonchè la loro presenza 
          sui mercati. Per questo scegliamo, anche quest'anno, di importare i 
          datteri iracheni.